PAESAGGI
PAOLO CANEVARI
Questa edizione di "Paesaggi" di Paolo Canevari si compone di una bottiglia in vetro sigillata con
all'interno olio di motore esausto, poggiata su un cuscino di velluto bianco e contenuta in una
cassetta laccata in nero.
La tiratura consta di 15 esemplari numerati da 1 a 15, ciascuno firmato e datato dall'artista.
La presente edizione e pubblicata da Giordano Boetti a cura di Giuliana Benassi.
Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
Forse un mattino andando in un’aria di vetro, Eugenio Montale, 1923
Non uno, ma una moltitudine di paesaggi. Linee orizzontali che si alternano sul proprio stesso orizzonte. Tautologia di paesaggi, gioco di tinte, confini dello spazio e del tempo.
Paesaggi di Paolo Canevari è titolo al plurale dell’opera realizzata per la Giordano Boetti Editions: una bottiglia semipiena di olio esausto è adagiata su un cuscino bianco di velluto all’interno di una scatola di legno laccata in nero. L’opera consta di 15 esemplari numerati da 1 a 15, ciascuno firmato e datato dall’artista. L’artista compone una sinfonia visiva dove l'olio, reliquia di un mondo industriale e inquinato, si trasforma in pigmento pittorico, dando vita a paesaggi evanescenti e carichi di significati. Ogni movimento della bottiglia disegna confini pittorici elusivi. La superficie vetrosa accoglie la densa sostanza nera in mille sfumature, ogni volta diverse, lasciandola fluire adagio, come i chicchi di sabbia di una clessidra. L’opera esplora la dimensione temporale e spaziale del tema del paesaggio, oltrepassando limiti geografici, condensando terra e mare in un unico momento, evocando il passato e indicando il futuro.
Canevari ha esplorato in diverse occasioni il tema del paesaggio, un paesaggio monocromo, nero: nella serie Landscape, ad esempio, opere su carta (anche di libri e di giornale) dove l’olio consumato dei motori diventa pigmento per delineare il profilo di una vista montuosa o collinare, densa e carica di tutto il vissuto del materiale applicato. L’olio usato dall’artista è elisir dell’inquinamento: quello dell’ambiente, ma anche dell’informazione e della comunicazione.
Se nelle opere su carta il paesaggio è fissato una volta per tutte compromettendo l’utilizzo della carta stampata come luogo del pensiero, nell’edizione Paesaggi Canevari sospende la stigmatizzazione di un’unica immagine, a favore di molteplici apparizioni colpite dalla luce. Così lo sguardo diventa un guardare attraverso, un suggerimento ad andare oltre. Il liquido nero, catturato all’interno della bottiglia, si fa fatto oggettivo ed esperienza soggettiva. Nell’impossibilità di fissare un’immagine, l’opera riflette anche l'elusività del mondo delle informazioni digitali che passano e si trasformano senza tuttavia essere mai possedute, che cambiano e si dimenticano, che sfrecciano come saette. In questa perdita di memoria, in questa botta di acceleratore, l’opera si impone nella sua matericità, condensando in sé memoria e trattenendo il tempo.
Essa si insinua come epifania “dell’inganno consueto”, figurando ciascun paesaggio come politico e mistico allo stesso tempo.
Giuliana Benassi
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